giovedì 6 gennaio 2011

Recensione Call of Duty Black Ops

 di Michele Bertoni



Premetto che se considerassi questo videogioco come unico e primo capitolo di una fantomatica serie, prodotto da una software-house non famosa, allora il mio giudizio potrebbe essere migliore. Ma dato che questo videogioco fa parte di una seria pluripremiata che qualche raro intenditore tra voi conoscerà, è difficile essere contenti di aver speso tanti soldi per una fotocopia malriuscita del precedente titolo firmato Infinity Ward. Infatti il nuovo capitolo prodotto dalla Treyarch è molto simile per meccanismo di gioco ma mancano delle vere e proprie novità. Inoltre la grafica è nettamente peggiorata e cosa più che fondamentale il server si disconnette molto frequentemente (mediamente una volta ogni tre partite) e questo, per un gioco incentrato sulla modalità online, è una vera e propria pecca di cui non si può non tenere conto. Terminati ( più o meno) i punti negativi, il gioco presenta una campagna migliorata sia come trama che come longevità che si aggira sulle 8 ore contro le tre del precedente capitolo. Per quanto riguarda la modalità multiplayer, sono interessanti la personalizzazione di armi, emblemi e aspetto del proprio giocatore e la nuova modalità training che ti permette di allenarti contro dei bot guidati dall’IA. Un’altra importante novità è la possibilità di giocare online a schermo condiviso, che però appesantisce molto la connessione, che, in caso non sia abbastanza veloce, può compromettere la fluidità del gioco. Ora descriviamo più nello specifico le varie modalità di gioco.
Nella modalità campagna saremo nei panni di un agente della CIA che durante un violento interrogatorio  racconta le varie vicende a cui ha partecipato negli anni precedenti. Si passerà da Cuba dove attenteremo alla vita di Fidel Castro, ai deserti freddi della Siberia, passando per il Vietnam durante l’omonima guerra. La trama è molto interessante in quanto riprende fatti realmente accaduti come l’ attentato a Kennedy, la baia dei porci, la guerra in Vietnam e la dura realtà della guerra fredda. In sostanza la modalità campagna è decisamente migliorata.
Come ho già detto la modalità multiplayer è un vero disastro rispetto gli standard a cui ci avevano abituato: le idee ci sono, purtroppo non sono state efficacemente mese in pratica, soprattutto a causa dei server poco potenti, non in grado di gestire più di 700'000 utenti connessi contemporaneamente. Il gioco online è molto divertente, ma può diventare frustrante proprio per colpa delle numerose disconnessioni.
La modalità zombie, l’ultima di questo controverso videogame, è stata ripresa da COD World at War e sostanzialmente è rimasta uguale,  se non per il fatto che ora si può giocare anche online con gli amici.
Il nostro giudizio è positivo, ma di certo questo gioco non è un capolavoro ed è decisamente un passo indietro per la serie rispetto ai precedenti capitoli.
Innovazione        7 
Ben poche le novità rispetto a Modern Walfare 2
Giocabilità          8           
Il gioco in realtà è molto giocabile, ma se, come è giusto che sia, contiamo in  giocabilità anche le bizze dei server, allora il voto precipita vistosamente
Trama                9            
Trama del gioco degna di un film campione d’incassi
Grafica               8            
Non è male ma si poteva fare di meglio
Sonoro              7,5         
Sonoro delle armi migliorabile, doppiaggio dei personaggi principali più che buono, ma dei personaggi secondari pessimo.
Longevità           8,5         
Modalità campagna abbastanza lunga e possibilità di numerose partite online
Globale               8            
Buon titolo, ma decisamente peggiore del predecessore. Non mi sento di consigliarlo a priori come per Modern Walfare 2. Certo 8 non è un brutto voto, ma è come se il più bravo della classe che prende sempre voti che si aggirano tra il 9.5 e il 10, per una volta prendesse 8. E qui ci rifacciamo alla frase iniziale: se fosse un anonimo videogioco saremmo qui a lodarlo, ma purtroppo è un COD e allora non possiamo che rammaricarci. “Tanto fumo poco arrosto”.




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